La Violetta di Udine

La storia della “ Violetta di Udine” è strettamente legata a quella del casato dei Conti Savorgnan di Brazzà – Cergneu che soggiornavano nel medioevo nei castelli di Brazzacco.

Durante il corso dei secoli i fortilizi caddero in rovina, ma la famiglia non abbandonò Brazzacco ed a fine ottocento Cora Slocomb, moglie di Detalmo di Brazzà, costruì un magnifico parco ricco non solo di piante ad alto fusto, ma anche di fiori di ogni specie, soprattutto rose e viole del pensiero.

Le viole odorate doppie, da cui discende la Violetta di Udine, vennero importate in Italia nella prima metà del 1700, alla corte dei Borboni di Napoli, probabilmente portate dalla Catalogna dove sarebbero state introdotte dagli Arabi. Si tratterebbe di un incrocio tra la Viola odorata spontanea ed altri generi. Da Napoli la viola raggiunse Parma, dove Maria Luisa D’Asburgo ne lanciò la moda, contribuendo alla creazione dell’acqua di violetta.

Nella seconda metà dell’800 il Conte Filippo Savorgnan di Brazzà, botanico appassionato, inserì alcune piante di Viola doppia (dallo stelo esile e carente nel colore) e di Viola di Parma (più rustica, colorata e profumata) nel parco del castello. Le prove di ibridazione fra le due piante nelle serre di famiglia ottennero due viole tuttora amatissime: la doppia bianca “Conte di Brazzà” e la doppia color zaffiro “Violetta di Udine”.

Sembra probabile che, fin dall’inizio della selezione, le caratteristiche degli ibridi fossero riconducibili all’influenza delle particolari condizioni climatiche delle colline moreniche, ma si può presupporre che alcune mutazioni migliorative siano state riconosciute e prontamente moltiplicate e selezionate.

La pianta, a fioritura invernale, presenta uno stelo floreale robusto, fiore doppio ma con il colore della violetta di Parma da cui ha ereditato anche il profumo e la venatura rossa sui petali centrali.

Si pensa che il nome “ Violetta di Udine “ sia stato attribuito dai due ibridatori, Filippo Savorgnan di Brazzà ed Attilio Pecile. La diffusione locale avvenne soprattutto grazie ad omaggi di piante ad amici e conoscenti. Venne portata anche in Francia, dove trovò grandi estimatori.

Nel corso degli anni le serre si moltiplicarono, i fiori di violetta venivano spediti da Udine non solo in Europa, ma anche in Egitto ed America Latina, all’interno di particolari casse di legno, raccolti in mazzetti, con i gambi avvolti in muschio inumidito, fra strati di bambagia e carta velina.

Il massimo fulgore si ebbe fino allo scoppio della Prima guerra mondiale quando, un nematode capace di danneggiare irreversibilmente le radici delle piante, si diffuse.

Negli anni seguenti altri floricoltori intrapresero nuovamente la produzione di questa pianta, consolidandone le caratteristiche originarie.